Cara scrittura a mano…

<<Scrivere è prendere l’impronta dell’anima.>>

(Multatuli)

Ma quanto è bello ritrovare in un vecchio cassetto un biglietto di auguri, di qualche anno fa, da parte di una carissima amica o di uno zio, che non mancava mai di accompagnare il regalino con due righe scritte a mano. A distanza di tempo, è evidente come il vero regalo fosse il biglietto, oggi ancora più apprezzato dell’oggetto che accompagnava. Questo dovrebbe farci riflettere sulla bellezza della scrittura e sui rischi di perdere questa preziosa forma di espressione, che collega direttamente la mente alla mano e che traduce i pensieri in simboli sul foglio di carta.

La grafia, in un’asettica definizione, è la conversione dei fonemi in grafemi ordinati nella norma ortografica di una data lingua. Ma in realtà ciascuno di noi sa bene che un manoscritto, che sia una lettera o un quaderno delle elementari, è molto più di un metodo codificato di comunicazione e ha un valore inversamente proporzionale alla sua grande semplicità.

Gli scritti di valore affettivo sono carezze per l’animo. Un biglietto scritto a mano ha lo stesso sapore di premura e attenzione che può avere preparare un dolce a casa per un amico, piuttosto che comprarlo in pasticceria. È un dono fatto con le nostre mani e richiede impegno e cura perché mettiamo molto di noi nella scrittura.

La grafia, ancora oggi, rimane un segno di riconoscimento importante della persona, come confessa la poesia di Anna Maria Carpi: “Cara scrittura a mano…Dicevi chi eravamo, ci svelavi: estroverso, introverso, pavido, megalomane…”.

Certo i vantaggi della scrittura mediante tastiera, o altri strumenti, sono innegabili perché si riducono tempi e sforzi, ma questi strumenti non regaleranno mai le stesse emozioni della scrittura chirografa.

Come scrivono i giovani nell’epoca social?

Sentiamo dire che non sono più capaci di utilizzare l’italiano corretto, non sanno fare un tema ben strutturato, hanno carenze nella scrittura, nell’associazione di idee e nei collegamenti tra argomenti. In verità sono sempre lì a scambiarsi messaggi e commenti: non credo sia mai esistita un’epoca in cui si sia scritto così tanto. Quello che invece sembra si stia perdendo è la capacità di argomentare, formulare, comprendere un testo, saperlo riassumere e poi esporre con chiarezza. 

Ma cosa è successo nella scuola degli ultimi decenni?

Dopo anni di promozione dell’istruzione digitale, e di proteste per il grande ritardo con cui la scuola italiana si approcciava, ora la presenza di strumenti digitali nelle strutture scolastiche sembra aumentata. I vantaggi della didattica digitale sono abbastanza espliciti: un miglior coinvolgimento degli alunni, scambi di informazioni più immediate, diffusione di innumerevoli contenuti, possibilità di ricreare situazioni altrimenti impossibili da vivere. Inoltre, i bambini di oggi sono nativi digitali, cresciuti con smartphone e tablet tra le mani, e si aspettano che la scuola rifletta il mondo tecnologico in cui vivono.

L’importanza di scrivere a mano e in corsivo

<<…imparando a scrivere si assimilano lingua e scrittura e ci si forma a un’eleganza fatta di raffinata precisione…>>

(Tullio De Mauro)

Ma proprio ora che ci stiamo lanciando sempre più nel futuro, sorgono dei dubbi. Non basta saper usare un computer o navigare in internet, ma serve sviluppare una vera e propria alfabetizzazione digitale, comprendere come funzionano le tecnologie, come utilizzarle in modo sicuro ed etico, come sfruttarle per risolvere problemi e raggiungere obiettivi.

Dobbiamo forse fare un passo indietro e rivalutare i metodi «arcaici» della scrittura manuale e in particolare del corsivo? Ebbene sì! L’utilizzo della carta e penna non sono più considerati idonei per scrivere, ma recenti studi scientifici hanno dimostrato l’importanza dello scrivere a mano nello sviluppo educativo dei bambini.

La scrittura dal punto di vista dell’apprendimento

Nel saggio sul Valore imprescindibile di carta e penna nei processi di apprendimento si spiega come prendere appunti con carta e penna porti ad un maggiore apprendimento, rispetto a farlo su un dispositivo elettronico e che “ogni tipo di scrittura (stampatello e corsivo) è associata a schemi cerebrali differenti e diversi stati emotivi”. La scrittura manuale è frutto dell’interazione tra sistema nervoso, sensoriale e motorio: gli studi dimostrano come scrivere a mano coinvolga e stimoli aree cerebrali più vaste e profonde di quanto faccia la digitazione al computer. Alcuni ricercatori della Princeton University e UCLA hanno dimostrato, nel loro studio, che chi prende appunti al computer scrive sì in modo veloce e senza errori, ma chi li scrive a mano ha una migliore comprensione del contenuto e tende a memorizzare le informazioni scritte. In particolare, la scrittura a mano organizza le informazioni nel cervello in modo tale da sviluppare e potenziare la capacità di ricordare, stimolare il pensiero astratto e creativo, creare nuovi collegamenti di intuizione. L’origine è nell’atto stesso dello scrivere, che con una penna è più «faticoso» che al computer: usare una penna implica di prestare attenzione anche all’aspetto motorio, disegnando le lettere in modo intellegibile, dosando la forza della punta sul foglio, seguendo le righe e gli spazi della pagina, facendo coincidere pensiero, azione e vista. Cioè, attuando quell’integrazione multisensoriale che è alla base delle capacità di memoria. Nella scrittura manuale, inoltre, abbiamo una grande varietà di materiali e supporti: oltre la penna, le matite o il gesso sulla lavagna…Tutte esperienze diverse e nuove, che creano nuove attivazioni neuronali e nuove abilità. Gli studi hanno rilevato che “i bambini che scrivono a mano libera producono più parole e più rapidamente di quanto facciano coloro che scrivono su una tastiera”; inoltre, rispetto a questi ultimi, “mostrano una maggiore ricchezza di idee”, spiega Virgiania Berninger, ricercatrice presso l’Università di Washington.

Addirittura, si sono notate significative differenze tra chi utilizza il carattere corsivo rispetto allo stampatello: psicoterapeuti e neurologi segnalano che l’abitudine a forme semplificate di scrittura, come lo stampatello, riduce gli stimoli di produzione linguistica.

Anche Emanuela Fanton, grafologa e specializzata in evoluzione del gesto grafico, in un’ intervista di qualche anno fa sul Sole 24 ore, parla dell’importanza di potenziare la capacità della scrittura manuale: scrivere vuol dire organizzare il pensiero; scrivere in corsivo, poi, a differenza dello stampato, obbliga ad un gesto grafico più raffinato, più organizzato e dunque richiama funzioni neurologiche più complesse. Il corsivo attiva aree del sistema nervoso decisive e fondamentali, che saranno alla base di tutti gli apprendimenti. Spesso le disgrafie sono conseguenti a problemi della sfera emozionale e affettiva. I bambini che hanno difficoltà a scrivere, o scrivono male, spesso presentano di pari passo, difficoltà di concentrazione o difficoltà nella sfera degli affetti e delle emozioni.

Lo studio su dispositivi come il tablet, pur avendo un suo valore, in quanto multimediale e interattivo, può aumentare il livello di distrazione e di ansia, specialmente nei bambini, proprio per un eccesso di stimolazione. Solo rallentando gli stimoli le informazioni acquisite possono transitare dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine.

La sfida, quindi, consiste nel trovare un equilibrio tra l’approccio digitale e tradizionale, garantendo spazio a entrambe le modalità didattiche, in modo che contribuiscano all’educazione con un approccio integrato. La tecnologia è ineludibile dalle nostre vite e i giovani devono imparare a utilizzarla, ma gli strumenti digitali vanno usati con moderazione soprattutto tra i bambini in modo da non limitare le loro capacità.

La scrittura manuale ha una magia che sicuramente tutti condividiamo, allora buona scrittura a tutti noi!

 

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